NEURODESIGN: la magia dietro le immagini

A cura di Beatrice in Articoli

Jackson Pollock negli anni '40 cambia il modo di dipingere: posiziona la tela in orizzontale e lascia cadere il colore seguendo movimenti ritmici.

Come mai questo stile caotico, prodotto dal caso, ha così tanto effetto sugli spettatori?

La risposta: i frattali

Il fisico Richard Taylor nel 1999 risponde a questa domanda pubblicando un'analisi che rivela come i dipinti di Pollock contengano in realtà dei pattern complessi chiamati “frattali”.

I frattali sono molto presenti in natura, sono oggetti geometrici dotati di omotetia interna ovvero si ripetono nella loro forma allo stesso modo su scale diverse, e dunque ingrandendo una qualunque loro parte si ottiene una figura simile all'originale.

Un esempio: in un albero ogni ramo è approssimativamente simile all'intero albero e ogni rametto è a sua volta simile al proprio ramo, e così via. Un altro esempio è la forma frattale del broccolo romanesco.

La scoperta dei frattali però avviene solo nel 1975, perciò Pollock, tre decenni prima, non può averli ricreati consciamente.

Taylor ipotizza che la nostra immersione nei frattali naturali ci porti a distinguerli inconsciamente e ad apprezzarli.

Per dimostrarlo ha mostrato a 120 persone una serie di pattern di drip painting alcuni contenenti frattali e altri completamente casuali. Alla fine dell'esperimento 113 persone hanno dichiarato di preferire opere contenenti frattali senza saper spiegare il motivo.

Questo ci dimostra che è possibile, da artista o da spettatore, creare e apprezzare pattern senza averne una reale conoscenza e senza capire il reale motivo.

 

Fonti: Neurodesign di Darren Bridger

E se ci fossero dei Codici per Comunicare correttamente?

Ci siamo posti questa domanda qualche anno fa. Da allora è iniziata la ricerca della risposta, che finalmente possiamo dare.
Si, per Comunicare correttamente ci sono dei Codici precisi.

Abbiamo studiato le tecniche di scrittura persuasiva, il neuromarketing, il neurodesign e abbiamo unito le competenze linguistiche a quelle visive, per dare vita ai modelli di comunicazione più efficaci di sempre.

Li abbiamo chiamati: Codici di Neurocomunicazione.

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